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Il tempo della settimana corta

Sei mesi di prova, 4 giorni lavorativi, stesso stipendio. Non si fa fatica a credere che ci metteremmo tutti la firma. Se in Italia appare ancora una prospettiva abbastanza lontana, in alcuni Paesi si sta seriamente discutendo l’introduzione della settimana lavorativa corta. Il Regno Unito, per esempio, ha deciso di testarla nell’ambito di uno studio accademico condotto dalle Università di Cambridge e Oxford. Fino ad oggi sei aziende si sono unite al progetto pilota che inizierà a giugno, anche se i ricercatori sperano di attirare un campione di aziende molto più ampio. Quelle coinvolte finora sono per lo più società di software, o organizzazioni mediche con un numero di dipendenti che varia da 20 a 100 (HuffPost).

Frontiera futura Del resto l’emergenza pandemica ha cambiato il nostro modo di lavorare e lo smart working è diventato di massa, rendendo evidente la necessità di ripensare il rapporto tra lavoro e tempo libero. In questo contesto la settimana lavorativa corta (e il weekend lungo) potrebbe rivelarsi la nuova frontiera del futuro del lavoro (Financial Times). A considerarla un’opportunità sono sia i lavoratori che le aziende interessate ai potenziali vantaggi: dalla maggiore produttività alla fidelizzazione del personale, oltre che la riduzione dei costi per i settori che di solito sperimentano un elevato ricambio di dipendenti che lasciano il posto. Ci sono aziende che hanno persino registrato un aumento del 30% delle domande di lavoro dopo essere passati alla settimana lavorativa di quattro giorni (Insider).

  • La storia dell’azienda che ha “guarito” i dipendenti dal burn out con la settimana ridotta (Cnbc).
  • La settimana corta non è perfetta ma i lavoratori la preferiscono (Wired).

Esperimento globale Il dibattito sul tema è diventato globale. Tanto che poche settimane fa anche Panasonic ha deciso di lanciare l’esperimento (Corriere). Il colosso giapponese, scrive Bloomberg, ha scelto di introdurre la settimana breve come un’opzione a disposizione dei propri lavoratori. “Dobbiamo sostenere il benessere dei nostri dipendenti” ha spiegato l’amministratore delegato Kusumi Yuki. In Belgio, invece, i lavoratori della pubblica amministrazione non dovranno più rispondere a mail e messaggi fuori dagli orari consentiti, e il governo starebbe seriamente pensando di introdurre la settimana ridotta (SkyTG24). In Svezia, uno dei Paesi che per primo vi ha fatto ricorso, la settimana ridotta non sembra avere grandi chance, dato che gran parte dei lavoratori sono già impiegati a tempo parziale, mentre in Islanda è stato definito un “successo travolgente” (Bbc). In Italia, intanto, resta un caso isolato e poche aziende, come le internazionali Carter&Benson e Awin Italia, hanno adottato la settimana ridotta.

  • Lavorare meno, lavorare senza croissant (Linkiesta).

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