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L’oro nero che non si esaurisce

“I dati sono il nuovo petrolio”: si tratta di un’espressione che tutti abbiamo sentito almeno una volta negli ultimi anni. A coniarla fu il matematico inglese Clive Humby nel 2006. Negli ultimi 15 anni l’accelerazione della trasformazione digitale ha portato ad una crescita esponenziale dei dati e delle informazioni disponibili. Siamo circondati da Big Data, Open Data e cloud. Nella maggior parte dei casi si tratta di dati generati da dispositivi come gli smartphone, gli assistenti vocali o i Gps. Una tale proliferazione ha dato vita a una scienza dei dati focalizzata sulla loro raccolta e su un’analisi critica dei risultati. La capacità di questa attività di creare connessioni tra la ricerca e il mondo industriale ha reso la figura del data scientist una delle professioni più ambite di questo secolo.

  • Per essere un’azienda di successo nel 21° secolo, occorre utilizzare i dati a proprio vantaggio (Digital4.biz);
  • i 5 più rilevanti trend dei dati nel 2022 (Forbes).

Sebbene il termine sia stato ampiamente compreso e utilizzato da quando è stato coniato, quella dei dati è ancora oggi una disciplina emergente in rapida crescita e cambiamento. Secondo i dati di Glassdoor, negli Stati Uniti il data scientist è tra i primi tre posti richiesti nelle classifiche di lavoro (Towards Data Science). Ma come si diventa un esperto dei dati? Anche se i percorsi Stem costituiscono una base solida per intraprendere questo percorso professionale, la realtà è più complessa e da sole queste competenze non bastano. Un ponte tra università e azienda, scrive Morning Future, è rappresentato dalle accademie di formazione professionale altamente specializzate.

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Può un bambino di 3 o 4 anni appassionarsi alla fisica quantistica o alla termodinamica? Sì, se gli viene raccontata nel modo giusto. Lo dimostra il grande successo editoriale di Chris Ferrie, scienziato e divulgatore canadese autore di una fortunata collana di libri per bambini tra gli 0 e i 5 anni dedicati alla scienza. “Il punto – racconta – non è tanto quello di far apprendere delle nozioni. Ma favorire ed educare alla curiosità”.

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